Pubblicato da: Paolo | 04/05/2019

Perché la gente non cambia mai?

In questo post proviamo ad applicare il concetto di campo morfico alla nostra società occidentale per spiegare sia come il sistema si è mantenuto fino ad ora sia perché e come stia cambiando, ma anche come mai a livello collettivo, nonostante siamo in una “nuova era”, nulla sembra cambiare.

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Rupert Sheldrake

Come abbiamo già visto nel post Rupert Sheldrake: all’alba di una Nuova Scienza della Vita? il biologo inglese Rupert Sheldrake, all’inizio dei suoi studi, per spiegare la forma e lo sviluppo di piante e animali, ha introdotto l’idea di campi morfogenetici di natura sottile (ossia costituiti da sola informazione). Successivamente lo scienziato britannico si è reso conto che i suoi campi potevano essere applicati anche ad altri ambiti, spiegando in maniera intrigante una varietà di meccanismi osservabili anche in contesti diversi dalla biologia.

Dai campi morfogenetici ai campi morfici

Nella sua successiva, più ampia concezione, Sheldrake definisce i campi morfici, che possiamo distinguere in:

  • campi comportamentali e di percezione, che organizzano i movimenti, gli schemi di comportamento e gli istinti degli esseri viventi;
  • i campi sociali, che regolano le interazioni tra individui all’interno dello stesso gruppo sociale;
  • i campi mentali, che guidano il funzionamento della mente e danno forma alle abitudini mentali.

Risonanza e località

Anche questi campi sono regolati dalla risonanza morfica: i campi somiglianti si influenzano a vicenda, e la storia passata di un sistema influenza le caratteristiche di un campo.

E’ in questo modo che un campo può mantenere la sua azione nel tempo. Sebbene i campi morfici siano locali (ossia seguono da vicino gli organismi o le popolazioni), il fenomeno della risonanza morfica è non-locale: può avvenire anche a distanza, tra due sistemi non fisicamente in contatto, e anche (udite, udite) in tempi diversi.

La risonanza morfica, infatti, avviene grazie a un trasferimento di informazioni che non hanno natura fisica o elettromagnetica. Spiegare come avvenga il fenomeno della risonanza morfina non è semplice.

Per i più curiosi riporto un’interessante ipotesi, altrimenti potete saltare al paragrafo successivo “Applicazioni pratiche”.

Tra i modelli che potrebbero aiutarci a comprendere questi fenomeni ritengo che quello del fisico David Bohm potrebbe essere il più promettente. Prevede infatti un campo di informazione sottostante alle cose (l’ordine implicito), che manifestandosi, dà origine all’ordine esplicito che possiamo osservare “inquadrandolo” nello spazio e nel tempo.

Sheldrake Causalità Formativa

Non a caso troviamo in appendice nell’opera di Sheldrake A new Science of life (la versione in italiano che cito è L’ipotesi della causalità formativa (i nuovi sentieri dell’evoluzione), RED Edizioni, Como 1998) un dialogo tra lui e Bohm, che consiglio di leggere in quanto molto interessante e ricco di spunti per chi vuole approfondire. I campi morfici potrebbero appartenere all’ordine implicito, quel “serbatoio informazionale nascosto” che nel mio post citato descrivo in termini di una matrice sottostante i fenomeni che osserviamo in questa dimensione.

Applicazioni pratiche

A parte gli aspetti concettuali e i problemi (pur interessantissimi) della risonanza morfica, vorrei porre l’accento su ciò che questo modello ci può permettere di comprendere.

Una precisazione: le considerazioni che seguono sono del tutto personali, è un mio tentativo di applicare queste ipotesi a casi concreti.

1) Imitazione sociale. Un gruppo di individui che all’interno della popolazione ripetono un certo tipo di azione costituiscono un campo morfico di tipo sociale in grado di aumentare le probabilità che anche altri compiano tale azione.

Un triste esempio: avete notato come certe tipologie di delitti, come l’uxoricidio, tendono a ripetersi nel giro di pochi giorni?

Forse il loro comportamento segue le “istruzioni” del campo morfico creato dai precedenti autori di fatti analoghi.

In questo i mass-media hanno spesso grande responsabilità: con il loro bombardamento amplificano le informazioni, creano o irrobustiscono il campo morfico associato a un certo comportamento distruttivo, facilitando e inducendo altri ad seguirlo.

2) Resistenza al cambiamento. Un secondo esempio, meno drammatico, ci aiuta a comprendere come il sistema in cui viviamo, come ogni bravo sistema, crea, impone alla popolazione e mantiene una serie di consuetudini codificate nelle norme sociali.

La celebrazione di anniversari di eventi passati e delle feste civili e religiose assume la connotazione di veri e propri rituali di massa.

Ai rituali aggiungerei anche altre azioni, compiute quotidianamente da milioni di individui: la compilazione del certificato di nascita del bimbo appena nato, l’andare a votare, fare la dichiarazione dei redditi, pagare le tasse e le bollette, raggiungere la pensione.

I “cittadini”, accolgono, mantengono ed eseguono ripetutamente tali rituali per milioni di volte, e così facendo consolidano il gigantesco campo morfico dell’organizzazione sociale, sedimentando la storia.

Il mantenimento dello status quo

E’ chiaro dunque che il sistema aborrisce qualsiasi forma di cambiamento, in grado di costruire una nuova potenziale “traccia” di un nuovo campo morsico sociale.

Per far ciò è necessario mantenere nei cittadini l’idea che l’attuale organizzazione sia l’unica possibile, in definitiva la migliore, e che tentativi di cambiamento non sono ammessi.

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Per fare ciò è necessario manipolare l’opinione pubblica, attraverso mezzi e modalità ormai evidenti::

  • La paura (delle malattie, di una guerra, del terrorismo, della criminalità, della disoccupazione, della crisi economica, dell’invasione degli immigrati);
  • Il dualismo inconciliabile imposto dalle religioni attraverso il convincimento della superiorità del bene sul male, ma intensificando l’accento su quest ultimo;
  • La minaccia della punizione divina se non facciamo ciò che ci viene detto; ma anche la multa o la prigione se non facciamo i “bravi”;
  • L’aspettativa di un “dopo” o di un “futuro” in cui “si starà meglio” (la casa finalmente di proprietà una volta finito di pagare il mutuo, la pensione, il paradiso) o “si verrà salvati” (dal nuovo presidente di turno, dalla tecnologia, dal messia che ritorna).

Inoltre aggiungerei altri fattori di indebolimento:

  • a creazione e distribuzione alle masse di cibo-spazzatura industriale distribuito alle masse e altri fattori di condizioni di vita a bassa energia: – città inquinate, rumorose e superaffollate;
  •  il lavoro che assorbe quasi tutto il tempo di vita;
  • le preoccupazioni quotidiane, alle quali se ne aggiunge ogni tanto una nuova;
  • la proposta di intrattenimenti e distrazioni futili e in grado di abbassare il livello di capacità critica della realtà.

Tutti questi aspetti generano nei cittadini inconsapevoli, ossia che aderiscono incondizionatamente (se non con qualche lamento ogni tanto) a tali dettami, un continuo attrito con la vita:

  • un costante senso di inadeguatezza e di frustrazione, finalizzato a mantenere al minimo la loro energia, in modo che comunque continuino ad essere pile del sistema;
  • l’iperstimolazione della mente reattiva in modo da trasformarci in macchine controllate e obbedienti a stimoli ben calibrati.

E’ dovuto a questo il fatto che, a guardarsi intorno, abbiamo spesso la sensazione che nulla cambi, che l’uomo in fondo è meschino e dedito soltanto al proprio tornaconto, che i politici non cambiano: milioni di individui non fanno altro che seguire il solco del campo sociale collettivo, che tende ad attrarre le forme future simili a quelle attuali: quello che Sheldrake definisce creodo (vedi paragrafo 5.4, a pag. 106 e, per approfondire, leggi edi anche il post Azione dei campi morfici).

Ma ci sono motivi di credere che le cose stiano cambiando per molti (e, in base a quello che ho appena scritto, non per tutti).

Segnali di cambiamento: verso un salto di paradigma

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Photo by Marcin Dampc from Pexels

La concezione della mente e della coscienza che risulta dalla causalità formativa prevede che la mente non sia una produzione bio-chimico-fisica all’interno del cervello, ma dei campi morfici specifici. In quanto tali, nuovi campi morfici mentali e quindi anche sociali possono manifestarsi anche in modo grazie alla risonanza tra individui e anche tra popolazioni diverse.

In effetti ultimamente molti individui si stanno risvegliando e hanno già deciso di migliorare la loro vita, modificando il loro comportamento e facendo scelte diverse da quelle imposte: in una parola riprendendo il controllo della loro vita.

Offrendo un modello differente “contagiano” altre persone, che a loro volta diffondono la nuova modalità.

I nuovi campi morfici si irrobustiscono, quelli vecchi si indeboliscono.

Il risveglio sta minando alle fondamenta il paradigma imposto da tempo: è già evidente che le istituzioni non hanno già più lo stesso peso che avevano in passato, che i cittadini in molti ambiti stanno cominciando ad autoorganizzarsi per compensare le carenze o gli abusi del sistema, che tra uno scricchiolìo e l’altro non ha altra scelta di intensificare la burocratizzazione di ogni aspetto della vita. A mio parere siamo già alla creazione del nuovo paradigma, e il vecchio, nonostante le apparenze siano contrarie, e alcuni “colpi di coda” residui, residui della vecchia energia, sta già lasciando il posto al nuovo.

Certo, non lo sta facendo e non lo farà né in modo silenzioso né indolore. Ai costruttori del nuovo non resta che accelerare la costruzione e il consolidamento del nuovo campo morfico sociale.


Risposte

  1. Bello il tuo post, soprattutto per l’utile parte di tua analisi e interpretazione, che non si limita a dare un suggerimento per la lettura ma propone anche delle conclusioni.
    E grazie soprattutto per la chiusa con una nota positiva: le azioni positive anche dei singoli aiutano a tracciare nuovi e migliori comportamenti collettivi.

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    • Grazie, in effetti non basta delineare una situazione, occorrerebbe sempre dare una proposta il più possibile costruttiva…

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